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Blog  di Tempesta

Blog di Tempesta

Racconti e opinioni scritti un po' con i piedi per terra e un po' con la testa fra le nuvole.


Bocca degli Angeli 7

Pubblicato da Tempesta su 12 Agosto 2011, 14:13pm

Tags: #BOCCA DEGLI ANGELI

Orizzonti e affetto.

 

Quando si arrivava sulla spiaggia di Bocca degli Angeli, le canne e i giunchi impedivano di avere una visuale completa dell’orizzonte. Però lo si poteva percorrere tutto con lo sguardo e cogliere lo spazio che separava da esso la terraferma, vivacizzato da barchette a remi e a vela e lo slancio di qualche pesciolino che si avventurava in un piccolo e brevissimo volo. Non era lo stesso orizzonte che si vedeva più a sud, dove si vedevano invece dei grandi pescherecci e i salti dei delfini e non era nemmeno lo stesso orizzonte che si vedeva a nord, dove sfilavano gli yachts. Bocca degli Angeli aveva un orizzonte tutto suo. Come ogni angolo del mondo, del resto. Nel suo orizzonte, si stagliavano le barchette di chi pescava per passatempo o faceva le gite in barca, qualche secca di sabbia e….tanti nonni chiacchieroni di passaggio.

 

I nonni parlano tanto. Amano parlare di sé, della loro vita, del loro passato. Non lo fanno in un modo qualunque. Lo fanno come se ti offrissero un dono.

 

I loro occhi, mentre raccontano, vagano nel nulla, persi in scene lontane e ogni tanto  scrutano l’interlocutore: si accertano che tu li ascolti, li segua e li capisca.

Si compiacciono se ciò avviene e a volte sorridono soddisfatti, se hanno l’impressione che tu sia ammirato, affascinato, sognante, oppure, meglio ancora, se hai l’aria di averne tratto insegnamento.

 

E il più delle volte hanno ragione: dall’intera vita di un altro, c’è sempre da imparare.

 

Le persone giovani, fanno la stessa cosa, ma spesso, quando ti scrutano, cercano la risposta alla domanda: “Mi avrà creduto?”

Già, perché, spesso, mentono, esagerano, arricchiscono il racconto, lo rendono più interessante.

Inutile cercare la verità se qualcuno ti mente: chi vuole farti dono di sé, lo fa spontaneamente. Ma l’essenza della persona, si può trovare anche nella menzogna, nel momento in cui si mette a fuoco perché, nel mentire, abbia optato per una bugia piuttosto che un’altra.

 

Da vecchi gli esseri umani, mentono meno. Non ne hanno più bisogno. Magari omettono qualche errore, ma hanno poco bisogno di aggiungere: arrivati ad una certa età,  si ha abbastanza materiale per lasciare a bocca aperta qualunque giovane.

E io, a Bocca degli Angeli, ero una bambina tra i vecchi e nonno era capace di stupirmi anche elencandomi i nomi di tutte le piante della campagna o della fauna del mare di fronte.

 

Ho visto invecchiare e andarsene tutte le persone che sono passate da lì. 

Ad ogni addio, ho ripensato ai racconti di ognuno, alle sue gioie e ai suoi dispiaceri.

Mi sono chiesta, perché li avessero raccontati ad una bambina. Perché a me e non ai figli che erano adulti. Ho scoperto solo da adulta che i figli non sapevano di tanti fatti del loro passato.

Oggi credo di saperne la risposta: perché i bambini ascoltano, non hanno pregiudizi, non giudicano, non condannano, sono istintivi e curiosi e fanno tesoro di ogni nuova conoscenza .

Quando si parla ai bambini, si ha la certezza di trasmettere le nostre conoscenze agli altri.

 

E infatti fu così. Mi chiedo se ne fossero consapevoli. Se sapessero già,  di farmi dono di dei loro occhi e della loro esperienza e che oggi mi sarei sentita  una goccia nell’oceano, tra miliardi di gocce. Identiche tra loro, ma ognuna che riflette qualcosa di unico: la sua storia e la storia di ciò che gli sta accanto. Ossia, sempre qualcosa di diverso.

 

E oggi, guardo il mio nonno, ancora più anziano che rimane sempre in casa e guarda, annoiato, la tv. Non prova più a stupirmi e non mi racconta più del suo passato, perché a volte è troppo stanco. Ogni giorno, appena mi vede arrivare, sgrana i suoi grandi occhi verdi, mi elargisce un enorme sorriso e le sue gote si fanno un po’ rosee. In silenzio mi prende le mani e aspetta il suo bacio, poi mi guarda con uno sguardo vivace e brillante che sembra esprimere una tacita supplica: “Adesso che sono vecchio, stupiscimi tu”.

 

E io già lo so, e mi preparo ancor prima di arrivare da lui e incontrare i suoi occhi.

 

E quasi mi dispiace, non potergli regalare lo stesso piacere che ne ricavavo io nell’ascoltarlo un tempo, non avendo nel mio bagaglio racconti di guerra o perigliosi viaggi in mondi lontani.

 

E  gli racconto allora, quel poco che posso, che possiedo.  E sento di aver trovato comunque la strada per renderlo felice e stupirlo.

 

Gli parlo del viale, delle auto troppo veloci, dei prezzi del supermercato, del mattone che è saltato dalla pavimentazione della piazza, del negozio che ha chiuso e di quello che ha aperto, di quanto è invecchiato il giornalaio, di quanto erano alte le onde del mare e da che parte soffiava il vento, di che colore sono i nuovi ombrelloni  e delle cose strane che chiedono i turisti nel loro italiano improvvisato…

 

Sembreranno banalità….eppure, io so ancora prima di raccontargliele che…. rimarrà stupito.

 

Perché nella nostra natura non c’è stupore per ciò che necessariamente è straordinario, ma piuttosto, per tutto ciò che i nostri occhi non possono vedere.

 

E il vero incanto, passa anche attraverso gli occhi degli altri. Attraverso uno sguardo preso in prestito che ci permette di allargare il nostro orizzonte, là dove il nostro non arriva a vedere.

 

Il dono più grande che può farci qualcuno è quello di raccontarci il mondo attraverso i suoi occhi.

 

Sarà sempre qualcosa di nuovo e di diverso, rispetto a quello che vediamo noi.

E più gente si ha la fortuna di ascoltare e di conoscere, più il nostro orizzonte si fa vasto e la nostra visuale privilegiata.

 

Vale, ovviamente, per chi sa ascoltare.

 

Mi chiedo, se dietro lo sguardo divertito e commosso del nonno, ci sia la consapevolezza che lo sguardo che gli offro sia in parte il suo e che senza l’apporto del suo, oggi, sarei stata molto più cieca.

 

L’orizzonte di una persona è vasto quanto la stessa è stata capace di amare e capire l’orizzonte degli altri.

 

E la vera tristezza è quando le persone ci privano di ciò, per paura, per mancanza di fiducia, spessi schermi che non riusciamo a superare in alcun modo, destinando a volte gli incontri a rimanere superficiali , malgrado l’immensa grandezza del mondo li abbia permessi, nonostante l’apertura che offriamo per primi, ci vediamo negare il loro orizzonte, il loro sguardo sul mondo, il loro pensiero, ciò che secondo loro nel mondo è da odiare e da amare, le loro parole e i loro racconti. In una parola sola: la loro anima. E così, non riusciamo a conoscerli veramente.

 

Per questo i racconti dei nonni sono un dono. Ci raccontano di sé e si aprono a noi, ci mostrano la loro anima. Ci permettono di fidarci di loro.  Chiunque dovrebbe fare tesoro di ciò.

 

Le persone non si conoscono veramente, quando abbiamo la possibilità di parlargli di noi, ma quando riusciamo a far si che ci facciano dono di parlarci di loro. 

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