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Blog  di Tempesta

Blog di Tempesta

Racconti e opinioni scritti un po' con i piedi per terra e un po' con la testa fra le nuvole.


BOCCA DEGLI ANGELI 6

Pubblicato da Tempesta su 12 Aprile 2011, 00:42am

Tags: #BOCCA DEGLI ANGELI

UNA STORIA D'AMORE TRA LA TERRA E IL CIELO (soprattutto il cielo!)

 

Bocca degli Angeli ancora oggi appartiene alla mia famiglia, ma i filari di viti non esistono più. I melograni sono scomparsi, insieme ai peschi e al resto del frutteto. La casa è cambiata, irriconoscibile. L’immenso portone verde, sospeso nel nulla non c’è più.

 

Eppure, nella mia mente è tutto uguale a quegli anni. Il verde e i colori dei fiori, pietre e licheni, le colonne candide del portico circondate dal blu della lavanda. E profumi, riflessi di terra e di sabbia, le labbra che sanno di mare e campagna.

E i lunghi racconti di nonna, nei pomeriggi passati tra la terra e il cielo.

 

Un’altra delle sorelle di nonna, aveva calcato quel terreno.

 

Era la più grande delle sorelle, apprendista, da ragazzina, presso una sarta. Bellissima, come le altre figlie di Demetrio e, insolitamente, moderna. Era la più vivace delle sorelle. Spiritosa, vivace, talvolta persino maliziosa. Priva, quasi completamente, di quella timidezza e quel comportamento antico, tipico, invece, di nonna e della secondogenita. Da adulta, fu la prima ad abbandonare l’abito tradizionale, per i vestiti moderni, con grande scandalo di nonna, unica delle sorelle a ostinarsi nel portare il broccato tutta la vita.

 

A sedici anni, si innamorò di un giovane finanziere ligure, capitato in paese per motivi militari.

 

Un ragazzo biondo, alto quasi due metri, dai modi educati e gentili, che si conquistò in poco tempo la simpatia della famiglia, la cui unica paura diventò che la giovane figlia potesse andare lontano da loro a vivere con lui in Liguria.

 

Si fidanzarono. Lui rimase un anno in paese, prima che l’esercito se lo portasse via.

 

I primi anni tornò qualche rara volta, ma mai riuscirono a sposarsi. Ogni volta un problema o un altro impediva loro di ottenere quel nuovo Sacramento.

 

Provarono persino a sposarsi a distanza, attraverso mio nonno. Ma niente.

 

Rimasero in contatto con lunghe lettere e lui mai si dimenticava di lei.

 

Ma un giorno scomparve nel nulla. Il silenzio avvolse tutta la loro storia, sino a sprofondare nell’orrore, quando si ebbe notizia che era stato fatto prigioniero e probabilmente morto in un campo di concentramento.

 

Passarono anni e la guerra finì. Ma di lui nessuna notizia.

 

Da quando si erano fidanzati erano passati 17 anni, quanti ne aveva mia zia quando lo conobbe.

I miei bisnonni, avevano tanto insistito con lei affinchè si sposasse con un altro. Mia zia decise di no.

 

In realtà, non voleva restare sola tutta la vita. Era sicura che lui fosse vivo e sarebbe tornato da lei. Sosteneva, che se lui fosse stato davvero morto, lei lo avrebbe sentito, avvertito, capito.

 

Quando andavo a Bocca degli Angeli, mi era proibito recarmi da sola verso l’estremità, in direzione del mare, per via di tre pozzi lì vicino. Ma i fiori spontanei più belli nascevano lì, così, puntualmente, un adulto era costretto ad accompagnarmi e a sorbirsi le mie chiacchiere (o io le sue).

 

Fu lui, a Bocca degli Angeli, a raccontarmi la fine della storia.

Sopravvisse nel campo di concentramento frugando tra i rifiuti. Alcune donne tedesche, nascondevano del cibo, affinché i prigionieri avessero di che sfamarsi. Rientrò, una volta libero, in Italia, ma la sua famiglia, gli disse che mia zia lo sapeva morto da anni e loro, da anni, non avevano più notizie di lei e sapevano che il paese era stato raso al suolo dai bombardamenti alleati.

 

Decise di non scriverle. Poteva essere morta, oppure avrebbe potuto essersi rifatta una vita con un altro uomo, aver avuto dei figli. Ritrovarsi, sarebbe stato per lei un trauma.

 

Decise, però, di prendere una nave e andare a vedere con i suoi occhi, quale sorte le fosse toccata. E dentro di sé concluse che, se non era morta, lo stava aspettando.

 

Sulla nave, raccontò la sua storia e le sue speranze a un ufficiale, conosciuto sul ponte.

Gli consigliò di tornare indietro. Di non farsi del male. Che se fosse stata viva, sarebbe stata senz’altro maritata con un altro e ormai non lo amava più. Gli consigliò, piuttosto, se proprio non poteva farne a meno, di scriverle o di chiedere notizie alla famiglia.

 

Ma lui aveva già deciso. Se la sorte non fosse stata dalla sua parte, cosa sarebbe cambiato? Una nave lo avrebbe riportato indietro.

 

Non tornò in Liguria mai più.

Si sposarono, ebbero due figli, si amarono tutta la vita. Quando festeggiarono le nozze d’oro, mi chiese di accompagnarlo a comprare un regalo per lei: un ciondolo d’oro e ci fece incidere: “Ti amo. Più di ieri, meno di domani.”

 

Non ho idea, a quale cioccolatino si sia ispirato per quella frase, ma è una vita intera che mi chiedo…..da quale cioccolatino siano usciti questi due alieni. E li invidio molto.

 

Mentre lui raccontava, china tra spighe e papaveri, ho deciso che l’amore, quello vero, dovesse essere quello.

 

Da grande, me ne sono convinta ancora di più, ma ho anche concluso che sia un lusso che pochissimi hanno la fortuna di trovare. In compenso, in qualche bacio perugina, qualcuno avrà la fortuna di trovare quella frase………

 

Da un paio d’anni, sono venuti a mancare, quasi insieme.

Li ricordo con grande affetto e ancora conservo dei libri che lui mi regalò quando avevo 7 anni, tutti rigorosamente sulla II Guerra Mondiale: ciò che gli diede l’amore, poi glielo tolse, per darglielo ancora e per sempre, nell’assoluta certezza che fosse quello vero.

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