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Blog  di Tempesta

Blog di Tempesta

Racconti e opinioni scritti un po' con i piedi per terra e un po' con la testa fra le nuvole.


6 Aprile 2009 Terremoto all'Aquila.

Pubblicato da Tempesta su 11 Aprile 2009, 17:17pm

Tags: #ITALIA


Da quando c’è stato il terremoto in Abruzzo, non ho postato nulla. Sarebbe dovuto essere quello l’argomento del momento, ma non trovavo le parole giuste per parlarne.
Speravo che, durante la mia pausa dal blog , avrebbero estratto sino all’ultima vittima dalle "rovine" .
Non riuscivo a scrivere, pensando che qualcuno fosse vivo e disperato sotto quelle macerie, nella speranza che un soccorritore lo salvasse o nel terrore implacabile di non essere trovato in tempo.

Purtroppo, ancora oggi, è un capitolo sul quale non si riesce a mettere un punto.

Le immagini che arrivano dall'Aquila sono di una desolazione senza fine. Distruzione, dolore, morte. Un lutto collettivo inconsolabile, circondato di ansia per il futuro e orrore per il presente.

Pensando ai sopravvissuti, il pensiero vola alle vittime, ai loro cari precipitati nella tragedia di tante perdite e ai più fragili a prescindere: gli anziani e i bambini.


Tra tante foto che ho visto sui giornali, quella che ho pubblicato, mi ha colpito tantissimo.


Penso a mio nonno, che è molto anziano. Penso ad una chiazza di umidità nella sua cucina, che ha macchiato la parete.

Quanto vorrei far venire l’imbianchino. Quando la vedo, mi pare che rattristi la cucina e lui, così vecchietto, vorrei  stesse sempre nella bambagia, nel nuovo, nel sereno. La macchia m’inquieta. Sa di trascurato, di abbandono, di scuro. La luce, la mattina, filtra attraverso le tende della cucina e accende le pareti e la stanza, la giornata del nonno. Ma lei ne spegne un pezzetto. Non lo chiamo lo stesso l’imbianchino.

So che nonno non vuole e gli farei una violenza, non accettando il suo volere.
Nemmeno a mio nonno piace quella macchia, quel piccolo brutto difetto, ma ancor meno, gli piace rinunciare alle sue piccole abitudini e avere confusione e estranei per casa. L’imbianchino per lui rappresenta un fastidio, un ingombro, confusione, un piccolo tiranno del suo spazio e della sua pace. Meglio la macchia.


E’ così per tutti i vecchietti. Anche quelli vittime del terremoto. Non oso immaginare mio nonno in quelle condizioni, magari solo e senza la sua famiglia, senza la sua casa, i suoi ricordi. Senza tutte le sue piccole certezze.
Domani è Pasqua, del cioccolato e un pranzo coi parenti sarebbero stati sufficienti a regalare un giorno di gioia a quei vecchietti.

Non sarà così. Piangeranno i loro cari, soffriranno per il disagio e forse, in mezzo a tanti bambini, tanti giovani in lutto, saranno l’ultima ruota del carro, quelli che “hanno già vissuto”. Quelli che finiranno in ospizio perché non hanno una casa o perché le famiglie non li possono più aiutare. Il Vaticano regalerà le uova di Pasqua ai bambini. Vorrei che le regalasse anche ai nonni. Vorrei che come ai bambini, qualcuno facesse ridere anche loro, li coccolasse un po’ e non gli facesse mancare  le parole, un momento d’attenzione, un bacio e quella carezza a cui hanno diritto.

Spero che lo spazio di fronte a loro non sia sufficiente a fargli osservare per ore quel disastro e che qualcuno si interponga sempre a quella vista, facendogli compagnia.

Mi auguro che passati i momenti acuti di questa catastrofe, non finisca tutto nel dimenticatoio e che qualcuno faccia in modo che per questi nonni, questo momento spaventoso, non sia l’ultimo ricordo “importante” del loro cammino.

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